Comunicato finale del Congresso mondiale "Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova"

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COMUNICATO FINALE

1. Finalità del Congresso

Nel celebrare il cinquantesimo anniversario della Dichiarazione del Concilio Vaticano II Gravissimum educationis (28 ottobre 1965) e il venticinquesimo anniversario della Costituzione Apostolica Ex corde Ecclesiae (15 agosto 1990), la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha voluto rilanciare – attraverso un Congresso mondiale – l’impegno della Chiesa nel campo educativo. Negli anni del post-concilio, più volte il Magistero è tornato sull’importanza dell’educazione e sul contributo che ad essa la comunità cristiana è chiamata ad offrire, proprio dove si presenta in modo evidente un’emergenza educativa. Infatti, i centri educativi cattolici non sono soltanto “dispensatori di competenze” ma, proprio per la loro intrinseca natura, si caratterizzano come luoghi di incontro, dialogo e mutuo accrescimento in un percorso di educazione alla vita che si apre agli altri nell’ottica del bene comune.

Ricordare la ricorrenza di questi due documenti del Magistero non è stato solo un soffermarsi sui loro contenuti e mantenere lo sguardo rivolto al passato, ma è stato anche l’occasione per considerare quello che essi hanno prodotto nella comunità cristiana e per confrontarsi sui problemi del contesto attuale. Pertanto, i lavori del Congresso sono stati vissuti come opportunità per conoscersi e per rinnovare la passione educativa in ognuno di noi, per analizzare insieme le sfide che oggi provocano chi opera in questo campo, per ridare slancio al nostro lavoro e poter condividere la propria esperienza con quella di tanti altri che rappresentano realtà e situazioni istituzionali diverse. Il Congresso ha fatto nascere un senso più forte di appartenenza ad un unico grande progetto educativo che ci accomuna: da quello delle scuole e delle università cattoliche, a quello delle associazioni e dei numerosi gruppi impegnati a vario titolo a formare le giovani generazioni secondo la visione cristiana. Tutte queste realtà sono espressione di una Chiesa che evangelizza attraverso un progetto educativo che diffonde lo stesso messaggio di luce e di speranza in ogni zona del mondo, a vantaggio dei ragazzi e dei giovani, soprattutto di quelli che vivono nelle aree geografiche più difficili e più povere.

2. Preparazione del Congresso

Nel giugno 2012, su indicazione dei Cardinali e Vescovi Membri della Congregazione, si è svolto a Roma un seminario di studio, con specialisti da tutto il mondo. I contributi dei partecipanti sono confluiti nel documento “Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova” (2014) che ha prodotto un Instrumentum laboris per la preparazione del Congresso. In esso sono stati riportati i punti di riferimento essenziali della Dichiarazione Gravissimum educationis e della Costituzione Ex corde Ecclesiae, le caratteristiche fondamentali delle scuole e delle università cattoliche e sono state indicate le sfide alle quali tutte le istituzioni e le associazioni educative sono chiamate a rispondere con un proprio specifico progetto. L’Instrumentum laboris, che si chiudeva con un questionario, è stato inviato alle realtà educative cattoliche (Conferenze Episcopali, Congregazioni religiose, associazioni di scuole e di università, gruppi di genitori e altri Enti interessati). Il ricco materiale ricevuto in risposta al questionario è stato analizzato dalla Scuola di Alta Formazione Educare all’incontro e alla solidarietà (EIS) della Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA) di Roma. Da questo lavoro scientifico è stato ricavato un secondo documento, e cioè i Lineamenta per i partecipanti al Congresso.

La preparazione del Congresso si è accompagnata con la celebrazione di un Forum all’UNESCO a Parigi il 3 giugno 2015. Esso è stato organizzato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica con l’Osservatore Permanente della Santa Sede e ha visto la presenza di 400 partecipanti: ambasciatori, rettori di università, dirigenti di scuole cattoliche, rappresentanti di associazioni educative, soprattutto provenienti dall’area europea. Questa iniziativa, tra l’altro, è coincisa con il 70° della creazione dell’UNESCO. Gli Atti sono stati pubblicati nel primo numero della nuova rivista del Dicastero Educatio catholica.

La preparazione del Congresso è avvenuta anche all’interno delle associazioni e federazioni delle scuole e delle università cattoliche, di alcune Conferenze Episcopali, della Commissione per l’educazione dei Superiori Maggiori delle Congregazioni religiose e di altre realtà educative, che hanno promosso diverse iniziative, seminari di studio, convegni per approfondire i temi proposti, sulle linee indicate dall’Instrumentum laboris.

3. Ambiti del Congresso

I lavori si sono articolati in due sessioni plenarie: quella inaugurale e quella conclusiva con la partecipazione di Papa Francesco, che si sono svolte nell’Aula Paolo VI in Vaticano. Invece, nelle giornate del 19 e 20 novembre, i congressisti si sono divisi in vari gruppi. Nell’Auditorium di via della Conciliazione in Roma si è svolta l’Assemblea dell’OIEC (Office International pour l’Education Catholique), mentre gli altri hanno continuato i lavori al Centro Mariapoli di Castelgandolfo suddivisi nel gruppo delle scuole, in quello delle università cattoliche e della FIUC (Federazione Internazionale delle Università Cattoliche), e nel gruppo dei giuristi dell’ELA (European Association for Education Law and Policy).

Gli ambiti dei lavori si sono concentrati su quattro argomenti principali: l’identità e la missione delle istituzioni cattoliche; i vari soggetti dell’educazione; la formazione dei formatori; le sfide attuali che interpellano l’ambito educativo. Ogni ambito è stato affrontato con una relazione di fondo, a cui sono seguite testimonianze di esperienze concrete realizzate in diversi contesti, e ulteriori spunti di approfondimento. Gli spazi per gli interventi liberi hanno portato a contatto con realtà vive di servizio educativo suscitando un sentito coinvolgimento.

Il Congresso ha riconfermato la convinzione che esiste uno stretto legame tra l’identità e la missione delle istituzioni educative (scuole e università cattoliche). La missione educativa cattolica scaturisce, oggi come in passato, dall’identità stessa della Chiesa che si sostanzia nel mandato di evangelizzazione: «andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15ss). Pertanto, anziché assumere atteggiamenti meramente reattivi di chiusura difensiva nei confronti della società secolarizzata che alimenta i valori dell’individualismo competitivo e che legittima, anzi accresce, le diseguaglianze e sembra sfidare l’educazione nei suoi valori più profondi (il primato della persona, il valore della comunità, la ricerca del bene comune, la cura della fragilità e la preoccupazione per gli ultimi, la cooperazione e la solidarietà …), le scuole e le università cattoliche sono chiamate ad assumere atteggiamenti proattivi volti a riaffermare il valore della persona umana, superando l’indiscutibile esaltazione del profitto e dell’utile come misura di tutte le scelte, dell’efficienza, della competizione individualistica e del successo a tutti i costi.

Molti sono i soggetti che interagiscono nelle istituzioni educative. Ciò che caratterizza in modo peculiare la presenza e l’azione della pluralità di soggetti all’interno di una scuola o università cattolica è che essi formano una comunità, configurata come comunità professionale, comunità educativa e comunità di evangelizzazione.

La costruzione di queste comunità e, con essa, la riaffermazione efficace dell’identità e della specifica missione della scuola e dell’università cattolica passa attraverso la formazione dei formatori. La comunità di una istituzione educativa cattolica deve essere costituita da docenti che non solo possiedano quella sicura competenza professionale che esige autonomia, capacità progettuale e valutativa, relazionalità, creatività, apertura all’innovazione, interesse sincero alla ricerca e alla sperimentazione, ma che siano anche pienamente consapevoli del proprio ruolo educativo, della loro vera identità e avvertano l’esigenza di amare il servizio culturale reso alla società, compiendolo con impegno e convinzione. Oggi l’esigenza della formazione iniziale e permanente dei dirigenti, dei docenti e degli educatori è urgentemente sentita. Va rilevato che la finalità della formazione ha come obbiettivo la costruzione e il consolidamento della comunità degli educatori per l’attuazione di una missione educativa sempre più condivisa tra persone consacrate e laici; occorre, pertanto, dare vita a una vera e propria formazione condivisa, capace di accogliere e armonizzare lo specifico contributo formativo tanto dei consacrati quanto dei laici.

Il Congresso ha messo, poi, in evidenza le grandi sfide educative che interpellano oggi le scuole e le università cattoliche nel mondo, in una società multiculturale in profondo mutamento. Esse possono essere ricondotte a un’unica matrice: promuovere un percorso di educazione integrale dei giovani, affidandone la cura e la guida a una comunità educativa di evangelizzazione, nella quale si esprime in forma viva e vitale l’identità dell’istituzione educativa stessa. Sono emerse in particolare tre sfide che costituiscono i principali fronti di impegno delle comunità educative nella loro opera formativa e di evangelizzazione: la sfida dell’educazione integrale, la sfida della formazione e della fede, la sfida delle periferie, dei poveri e delle nuove povertà.

4. Pedagogia del Congresso

Il programma è stato costruito su tre percorsi di riflessione e di lavoro intrecciati tra di loro.

Il primo percorso è stato quello dei momenti di preghiera, in particolare della proclamazione della parola di Dio come fonte principale a cui attingere la forza e l’ispirazione per rinnovare la passione educativa. La preghiera si è imperniata su quattro icone: a) Gesù maestro di persone alla ricerca di una guida sicura. In essa si può scorgere l’aspettativa del cuore degli uomini del nostro tempo, i quali bussano alle porte delle nostre istituzioni e attendono una risposta. b) La parabola del seminatore che distribuisce con abbondanza il buon seme in ogni tipo di terreno. In essa si specchia il compito che la Chiesa ha di accogliere nelle proprie istituzioni educative tutti senza fare distinzioni, di offrire a tutti una educazione di qualità senza guardare ai tipi diversi di terreno in cui si deve operare. E’ la cultura dell’inclusione. c) Gesù è la Via, la Verità e la Vita. Questa icona è un richiamo a non temere di presentare con chiarezza l’identità delle nostre istituzioni e le caratteristiche specifiche dei nostri progetti educativi che si ispirano all’antropologia e ai valori radicati nel Vangelo, aperti al confronto con le diverse culture e società. d) Il mandato di Gesù agli Apostoli: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,18). E’ lo stesso mandato che la Chiesa rinnova oggi a ognuno di noi perché con l’insegnamento, lo studio, la ricerca e l’impegno formativo riusciamo a testimoniare nel mondo una parola capace di generare fraternità, pace e unità.

Il secondo percorso è stato quello delle relazioni nei quattro ambiti tematici arricchite da esperienze per mostrare la varietà e la ricchezza delle proposte attuate nelle istituzioni cattoliche sparse in tutto il mondo. I contributi hanno esaminato con competenza aspetti emersi dai Lineamenta, ma hanno altresì offerto approfondimenti personali di grande utilità per le prospettive future dell’impegno educativo.

Il terzo percorso è quello informale, legato a tutto ciò che è avvenuto negli incontri e colloqui personali, e che ha contribuito a conoscersi e a stabilire nuovi rapporti. Ciò ha costituito una ricca opportunità utilizzata positivamente per costruire una comunità educante “globale”, la grande famiglia dell’educazione cristiana.

5. Servizio verso l’educazione

Nella conclusione del Congresso è stato presentato dal Segretario il servizio che la Congregazione per l’Educazione Cattolica intende offrire per la promozione della missione educativa della Chiesa.

a) Le 210.000 scuole e le 1.865 università cattoliche ed ecclesiastiche, frequentate nell’insieme da quasi 60 milioni di alunni e studenti, e con tutte le altre associazioni impegnate nel campo educativo, sono coinvolte nella realizzazione degli obiettivi dell’UNESCO che nel Forum mondiale “Educazione 2030”, tenuto nel maggio 2015 a Incheon, nella Corea del Sud, ha confermato l’impegno in favore dell’educazione per tutti, lanciato nel 1990 a Jomtiem e rinnovato a Dakar nel 2000. La dichiarazione fissa per il 2030 alcuni obiettivi fondamentali: l’impegno ad allargare sempre di più l’accesso all’educazione per coloro che ne sono esclusi; garantire l’inclusione e l’equità per sconfiggere le varie forme di marginalità; assicurare la qualità dell’insegnamento per migliorare l’apprendimento; promuovere forme di apprendimento lungo tutta la vita, ecc. La Congregazione per l’Educazione Cattolica e tutte le istituzioni educative cattoliche condividono queste finalità e intendono offrire il proprio contributo per raggiungerli.

b) Inoltre, il Dicastero, in collaborazione con le associazioni delle scuole e delle università cattoliche, si impegna alla rielaborazione dei contributi del Congresso. Oltre alla loro pubblicazione e alla circolazione on-line essi consentiranno di preparare un documento programmatico dell’educazione che, riprendendo la Dichiarazione Gravissimum educationis, la Costituzione Apostolica Ex corde Ecclesiae e gli orientamenti del magistero ecclesiale, riproponga in forma aggiornata la radice antropologica e i valori di fondo sui quali garantire un servizio educativo cristianamente ispirato e di qualità nei prossimi decenni. Tale lavoro sarà realizzato insieme, proseguendo nello stile di collaborazione che è stato seguito con la stesura dell’Instrumentum laboris e l’analisi delle risposte al questionario da cui sono stati ricavati i Lineamenta del Congresso. Da questo primo importante lavoro, si potrà anche elaborare, nei prossimi anni, un Direttorio per l’educazione cattolica e soprattutto le linee per la formazione dei formatori.

c) Di recente è stata costituita la Scuola di Alta FormazioneEducare all’incontro e alla solidarietà” presso l’Università Cattolica LUMSA di Roma. Essa ha tra i suoi obiettivi quello di promuovere attività di ricerca scientifica in collaborazione con università e centri accademici specializzati di diversi paesi. Tale Scuola e altre simili realtà potranno essere di grande servizio per tutte le istituzione educative nella preparazione di progetti secondo i paradigmi pedagogici ricavati dal Magistero della Chiesa per saper rispondere alle sfide del nostro tempo.

d) Papa Francesco, accogliendo la richiesta della Congregazione per l’Educazione Cattolica, in ricordo del 50° anniversario della promulgazione della Gravissimum educationis, il 28 ottobre 2015 ha costituito la Fondazione Gravissimum educationis. Nel suo chirografo il Papa, citando il documento del Concilio, scrive: “La Chiesa riconosce che l’estrema importanza dell’educazione nella vita dell’uomo e la sua incidenza sempre più grande nel progresso sociale contemporaneo sono profondamente unite all’adempimento del mandato ricevuto dal suo divin Fondatore, che è quello di annunciare il mistero della salvezza a tutti gli uomini”.

Uno dei principali scopi della nuova Fondazione consiste nella promozione di ricerche, studi e pubblicazioni sul pensiero della Chiesa in ordine all’educazione e cultura cattolica a livello scolastico e universitario, nonché nel sostegno ad eventi internazionali a carattere scientifico.

e) Per rispondere alla necessità di coordinazione e di comunione delle forze nel campo educativo, come frutto del Congresso mondiale, verrà studiata la modalità per costituire presso la Congregazione per l’Educazione Cattolica una Consulta delle aggregazioni educative. Peraltro, si tratta di attuare più concretamente un servizio che ci viene indicato dalla stessa Gravissimum educationis, al n. 12, con le seguenti espressioni riguardanti le scuole e le università cattoliche:

“… bisogna fare ogni sforzo per coordinare convenientemente tra loro le scuole cattoliche e per favorire tra esse e le altre scuole quella collaborazione, che è richiesta al bene della comunità universale”;

pure le università “… agiscano in piena comunione e in stretta unione tra loro, promuovendo insieme convegni internazionali, tenendosi reciprocamente informate circa le ricerche scientifiche, comunicandosi le nuove scoperte, scambiandosi i docenti per determinati periodi e sviluppando ciò che conferisce ad una maggiore collaborazione”.

L’OIEC e la FIUC hanno svolto nel corso dei decenni un apprezzato lavoro per realizzare tale coordinamento. Esistono, tuttavia, oltre alle Congregazioni religiose e a queste due associazioni, molte altre realtà associative più o meno sviluppate e note che operano in ambito educativo – scolastico, extra-scolastico ed universitario – che hanno bisogno di trovare un punto di riferimento a livello di Chiesa universale.

6. Messaggio del Papa Francesco

Papa Francesco ha partecipato alla conclusione del Congresso rispondendo alle domande presentate. Nelle risposte ha sviluppato alcuni punti importanti sull’educazione.

a) Anzitutto ha ricordato il valore completo dell’educazione che, «come ha detto un grande pensatore, “Educare è introdurre nella totalità della verità”». Pertanto, «non si può parlare di educazione cattolica senza parlare di umanità, perché precisamente l’identità cattolica è Dio che si è fatto uomo». Quindi, «educare cristianamente è portare avanti i giovani, i bambini nei valori umani in tutta la realtà, e una di queste realtà è la trascendenza. […] La crisi più grande dell’educazione, nella prospettiva cristiana, è questa chiusura alla trascendenza. […] Educare umanamente ma con orizzonti aperti. Ogni sorta di chiusura non serve per l’educazione».

b) Papa Francesco ha lamentato oggi la rottura del patto educativo in seguito alla quale «l’educazione è diventata anche troppo selettiva ed elitaria». «Il patto educativo tra la famiglia e la scuola, è rotto! Si deve ri-cominciare. Anche il patto educativo tra la famiglia e lo Stato: è rotto. […] Fra i lavoratori più malpagati ci sono gli educatori: cosa vuol dire, questo? Questo vuol dire che lo Stato non ha interesse, semplicemente. Se l’avesse, le cose non andrebbero così. Il patto educativo è rotto. E qui viene il nostro lavoro, di cercare strade nuove».

Si tratta di cercare un’“educazione di emergenza” attraverso alcune strade nuove:

  • l’educazione informale. «Bisogna puntare sull’“educazione informale”, perché l’educazione formale si è impoverita a causa dell’eredità del positivismo. Concepisce soltanto un tecnicismo intellettualista e il linguaggio della testa. E per questo, si è impoverita. Bisogna rompere questo schema. E ci sono esperienze, con l’arte, con lo sport… L’arte, lo sport, educano! Bisogna aprirsi a nuovi orizzonti, creare nuovi modelli… […] Ci sono tre linguaggi: il linguaggio della testa, il linguaggio del cuore, il linguaggio delle mani. L’educazione deve muoversi su queste tre strade. Insegnare a pensare, aiutare a sentire bene e accompagnare nel fare, cioè che i tre linguaggi siano in armonia; che il bambino, il ragazzo pensi quello che sente e che fa, senta quello che pensa e che fa, e faccia quello che pensa e sente».

  • L’educazione inclusiva. «Un’educazione diventa inclusiva perché tutti hanno un posto; inclusiva anche umanamente. […] La vera scuola deve insegnare concetti, abitudini e valori».

  • L’educazione del rischio. «Un educatore che non sa rischiare, non serve per educare. Un papà e una mamma che non sanno rischiare, non educano bene il figlio. Rischiare in modo ragionevole. Cosa significa questo? Insegnare a camminare. Quando tu insegni a un bambino a camminare, gli insegni che una gamba deve essere ferma, sul pavimento che conosce; e con l’altra, cercare di andare avanti. Così se scivola può difendersi. Educare è questo. Tu sei sicuro in questo punto, ma questo non è definitivo. Devi fare un altro passo. Forse scivoli, ma ti alzi, e avanti… Il vero educatore deve essere un maestro di rischio, ma di rischio ragionevole».

c) Infine, Papa Francesco ha lanciato alcune sfide agli educatori. Anzitutto, la sfida delle periferie. «Lasciate i posti dove ci sono tanti educatori e andate alle periferie. Cercate lì. O almeno, lasciatene la metà! Cercate lì i bisognosi, i poveri. E loro hanno una cosa che non hanno i giovani dei quartieri più ricchi – non per colpa loro, ma è una realtà sociologica: hanno l’esperienza della sopravvivenza, anche della crudeltà, anche della fame, anche delle ingiustizie. Hanno una umanità ferita. E penso che la nostra salvezza venga dalle ferite di un uomo ferito sulla croce. Loro, da quelle ferite, traggono sapienza, se c’è un educatore bravo che li porti avanti. Non si tratta di andare là per fare beneficienza, per insegnare a leggere, per dare da mangiare…, no! Questo è necessario, ma è provvisorio. E’ il primo passo. La sfida – e io vi incoraggio – è andare là per farli crescere in umanità, in intelligenza, in valori, in abitudini, perché possano andare avanti e portare agli altri esperienze che non conoscono».

Un’altra sfida è quella dei muri da abbattere. «Il fallimento più grande che può avere un educatore, è educare “entro i muri”. Educare dentro i muri: muri di una cultura selettiva, i muri di una cultura di sicurezza, i muri di un settore sociale che è benestante e non va più avanti».

La terza sfida è quella di ripensare le opere di misericordia nell’educazione. «In quest’anno della Misericordia, misericordia è soltanto dare elemosina?, o nell’educazione, come posso fare io le opere di misericordia? Cioè, sono le opere dell’Amore del Padre. […] Come posso fare perché questo Amore del Padre che viene specialmente sottolineato in quest’Anno della Misericordia, arrivi nelle nostre opere educative?».

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